Costante Girardengo

  

Voornaam:   Costante
Achternaam:   Girardengo
Nationaliteit:  Italië
Geslacht:  
Werd:   84 jaar
Geboortedatum:   18-03-1893
Overleden  09-02-1978
Plaats van overlijden  Novi Ligure (Piemonte), Italië

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Voornaam:   Costante
Achternaam:   Girardengo
Nationaliteit:  Italië
Geslacht:  
Werd:   84 jaar
Geboortedatum:   18-03-1893
Overleden  09-02-1978
Plaats van overlijden  Novi Ligure (Piemonte), Italië

 

 Bevoegdheden

Professional 1912-1936



Campionissimo no.1: Girardengo was een onweerstaanbare wegrenner-sprinter. Om hem te eren werd aan hem de titel van CAMPIONISSIMO gegeven. In onze taal is er goed - beter - best. Dit laatste is de relatieve overtreffende trap.



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30 april 2003 is het Museum van de Kampioenen in Novi Liguri geopend. Het is het grootste wielermuseum van Europa. het museum is vooral gewijd aan de grootste kampioenen aller tijden: Binda, Coppi en Costante Girardengo. Girardengo afkomstig uit Piemonte, Novi Liguri. Hij was klein van gestalt en kreeg dan ook de bijnaam: "L'omino di Novi" het kleine mannetje uit Novi. Hij was klein maar toch robuust gebouwd.



Hij toonde zich voor het eerst in 1919 toen hij de Giro d'Italia won en de Giro di Lombardia waar hij een paar keer Tano Belloni versloeg.



Hij heeft lange tijd Milano-Sanremo gedomineerd door 6 keer deze wedstrijd te winnen.



Hij was de eerste wielrennen aan wie een liedje werd gewijd. Girardengo, ook wel Gira genoemd, is in werkelijkheid de eerste grote kampioen van het moderne wielrennen. Hij was een compleet renner en was bekwaam om te winnen op elk terrein: hij had kracht, uithoudingsvermogen, souplesse, snelheid, hij was sluw en had een enome intuïtie. Een echte ster in het wielrennen. Hij bleef presteren op een hoog niveau tot op 43 jarige leeftijd. Daarna werd hij ontdekker van jonge wielertalenten en werd technisch adviseur voor de Italiaanse ploeg.
Antonio Giancane
Na zijn rennersloopbaan werd Girardengo sportbestuurder en rijwielfabrikant..
Marc Claessen
Girardengo was een onweerstaanbare wegrenner-sprinter. Om hem te eren werd aan hem de titel van CAMPIONISSIMO gegeven.
In onze taal is er goed - beter - best.
Dit laatste is de relatieve overtreffende trap. Dit klinkt steeds in de taal van Dante voor alle woorden: ...ISSIMO/A/I.
De KAMPIOEN DER KAMPIOENEN, de man die met zijn tegenstrevers speelt als een kat met een muis. De campionissimo wordt een afgod in de ogen van zijn supporters. Hij heeft toegewijde helpers die hem dienen als een koning. Zo\'n knecht is een GREGARIO, die alle taken uitvoerd voor de campionissimo, ondermeer fris en veilig drinken halen,
en die ook alleen met deze bedoeling in de koers meerijdt.Deze situatie begon ten tijde van Girardengo en bestaat nog steeds ten tijde van Cipollini en Petacchi.

In de maanden na de Eerste Wereldoorlog heerste er in bijna gans Europa een epidemie die de naam kreeg van Spaanse Griep. Miljoenen mensen zijn gestorven.
Ook Girardengo, de nationale wielerkampioen van Italië, had symptonen van deze zware ziekte,alsook een dubbele longontsteking.
Gedurende 40 dagen verkeerde hij in levensgevaar en werd hij reeds afgeschreven. Maar de campionissimo overwon zijn ziekte en kwam terug , sterker dan ooit. Dit gebeurde in de winter tussen 1918 en 1919.


1923- Omwille van kritiek daagt Costante Girardengo alle niet Italiaanse renners uit voor een tijdrit over 300 km. De campionissimo slaagde er niet in ook buiten zijn eigen land koersen te winnen, en o.m. H.Desgrange klaagde dat aan.
Deze koers zou moeten bewijzen dat het Italiaanse wielrennen op even hoog niveau stond dan elders. De pers was lang in rep en roer, maar deze grote tijdrit heeft nooit werkelijk plaatsgevonden. Wel, begon men van toen te denken aan een jaarlijkse topproef: het wereldkampioenschap op de weg.

Wilfried Journée
Alla partenza dell’undicesima Milano-Sanremo, la mattina di domenica 14 aprile 1918, favorito assoluto e d’obbligo è l’ultimo vincitore, Gaetano Belloni, detto Tano, che in un giorno esaltante di un anno prima aveva salutato tutti e se ne era andato da solo al traguardo. E soprattutto aveva lasciato a 11'48" un piccoletto di Novi Ligure, tale Costante Girardengo.
Nato nel 1893, Girardengo aveva esordito a diciannove anni nel Giro di Toscana del 1912, ancora da dilettante. Un esordio discreto, tra l’altro: un secondo posto che valeva l’immediato passaggio al professionismo. Poi aveva iniziato a vincere: due campionati italiani, nel 1913 e nel ’14, la Roma-Napoli-Roma del ’13, le Milano-Torino del 1914 e del ’15.
Tano Belloni tutti questi successi del rivale se li ricorda bene. Probabilmente li rimugina tra sé, quando, alle 6,15 in punto di una mattina plumbea e fredda, i corridori prendono il via. Non piove, adesso, ma le strade sono ridotte a fiumi di melma. Poco dopo la pioggia ricomincia a cadere, il fango si appiccica ai copertoni delle ruote, e pedalare diventa una tortura per i polpacci. Tano decide di provare subito le forze, sue e degli avversari. Appena fuori Milano, opera una serie di scatti micidiali, sperando di provocare una prima selezione e di mettere in crisi l’Omino di Novi. Niente. Girardengo non molla, rimane appiccicato alla sua ruota e risponde colpo su colpo agli attacchi. Sono le 9.10 e si corre da quasi tre ore: sulla circonvallazione di Tortona, Girardengo si porta sulla destra e accelera improvvisamente. Viene ripreso in pochi attimi, e si forma un quintetto che prosegue compatto alla media di trentadue all'ora, un’andatura incredibile in quell’acquitrino. Qualche minuto dopo Girardengo riparte. Tano è sorpreso, non se lo aspetta questo nuovo scatto, dopo il primo tentativo sfortunato. Novi è vicina. L’aria di casa moltiplica le forze del battistrada e, mentre passa velocissimo tra due ali di gente che lo applaude frenetica, ha già sessanta secondi di vantaggio. Alle porte di Novi, Tano invece cade, perde duecentocinquanta metri ed è costretto a rimontare anche il resto del gruppetto. Lo raggiunge, ma subito gli salta la catena e stavolta è un colpo durissimo, che gli costa un minuto e mezzo.
Arriva il Turchino, adesso. Vento non ce n’è, ma continua a piovere e la melma si trasforma rapidamente in veloci rivoli e in profonde pozzanghere. Uno ad uno gli avversari cedono e annaspano a distacchi abissali. Solo Belloni resiste, anzi prova a diminuire i danni. Girardengo transita nel tunnel che conduce in Riviera alle 11 e 58. Tano ha guadagnato qualcosa e il distacco con cui insegue si aggira sui sei minuti, ma appare molto più provato dell’Omino di Novi. In Riviera almeno l’aria è più tiepida, e il traguardo si sta avvicinando. La lotta a distanza tra i battistrada continua a fasi alterne. Lungo l’Aurelia Girardengo guadagna sul piano, Belloni recupera qualcosa sulle brevi salite. Alla firma di Savona, tra i due ci sono ancora poco più di sei minuti, ma ad Albenga sono diventati quindici. Non piove più già da un po’ e sulla salita di Capo Mele si affaccia persino un timido raggio di sole: Belloni, indomabile, recupera una novantina di secondi, poi tutto rimane uguale sino alla fine. Sul traguardo di via Cavallotti a Sanremo, Girardengo ci arriva dopo più di undici ore e mezzo di fuga solitaria.
Il trionfo nella massacrante sfida fa di Girardengo una specie di eroe nazionale. “Girardengo vince finalmente la Milano-Sanremo, dopo una lotta furibonda contro gli elementi e contro gli uomini”, titola la Gazzetta dello Sport del giorno dopo. In quella domenica piovosa Girardengo inizia a conquistarsi il suo soprannome definitivo. Il Campionissimo, lo battezzerà presto Emilio Colombo, direttore della Gazzetta, con una iperbole geniale destinata a rinnovarsi solo per l’immenso Fausto Coppi. Girardengo sale uno ad uno gli scalini verso il mito. Nel 1919 vince praticamente tutto, compreso un violentissimo attacco della micidiale influenza spagnola che per mesi devasta l’Europa. Un anno davvero magico, questo. Costante è inavvicinabile: trionfa nel Giro di Lombardia, nel Giro d’Emilia, nel Giro del Piemonte, nel Campionato Italiano su strada. Soprattutto, stravince il Giro d’Italia, rimanendo in testa alla classifica dalla prima all’ultima delle sette interminabili tappe.
Nel 1921 sembra ancora dominare. Un giro da dieci tappe, questo, frazioni come al solito da far tremare le vene dei polsi: la più breve di 242 km. Girardengo parte alla grandissima, quattro vittorie nelle prime quattro tappe, qualcosa come 1.330 km in testa alla carovana. La quinta, da Chieti a Napoli, prevede l’attraversamento dell’Appennino e alcune salite terribili. Costante rimane vittima di una caduta e si ferisce piuttosto seriamente. Sul Macerone, tre chilometri devastanti con pendenze sino al 14%, il Campionissimo inizia a soffrire. A poco a poco, sulla Vandra e sulla salita di Roccaraso, per lui diventa un dramma. Inizia l’ascesa da Rionero Sannitico al Piano delle Cinque Miglia e Costante proprio non ne ha più. Le tremende rampe si trasformano in muri quasi invalicabili, che tenta di oltrepassare facendo appello alle sue forze residue. Ed infine, la vetta: Gira ce l’ha fatta anche questa volta. Mentre la gente lo osserva stupita, Costante scende di bicicletta e traccia una croce nella polvere dello sterrato. “Girardengo si ferma qui!”, sussurra con la voce stravolta dallo sforzo, prima di abbandonare la corsa.
Un paio di anni dopo Girardengo è al culmine della carriera. In quel 1923 trionfale, Il ciclista di Novi, già vincitore in primavera nella Milano-Sanremo, torna padrone assoluto del Giro d’Italia. Lo fa alla sua maniera, con otto vittorie su dieci tappe. Gli resiste sino a Milano il solo Giovanni Brunero, che è battuto per 37poco più di mezzo minuto. Per Girardengo, il secondo Giro vittorioso è anche l’ultimo. Ormai ha doppiato la boa dei trent’anni e la grande corsa della Gazzetta non fa più per lui, anche se le vittorie parziali non mancano davvero e a fine carriera le frazioni conquistate saranno trenta. Resta un fenomeno nelle corse in linea e il successo nella Milano-Sanremo diventa un’abitudine.
Nel 1924 vince anche il Gran Premio Wolber, una gara che se non è un campionato del Mondo è solo perché gli manca il nome, e la sua popolarità rimane sterminata. Poi, nel 1926, Costante cade di nuovo, questa volta in pista, e si frattura polso e clavicola. È l’inizio di un lungo e dorato tramonto. Tre anni dopo, il Campionissimo abdica definitivamente. Il 21 luglio 1927, sul circuito del Nürburgring, ad Adenau in Germania, si corre il primo campionato del Mondo. Cinque giri passano senza grosse emozioni, poi al sesto le cose cambiano di colpo. Sulla salita subito dopo Adenau è proprio Girardengo a dare la prima scossa alla gara. Il suo scatto provoca una netta selezione e con lui, nel gruppetto di testa, rimangono solo in sei: altri due italiani, Binda e Piemontesi, il francese Renè Brossy, il belga Aerts e il tedesco Rudolf Wolke, su cui si puntano le residue speranze dei tifosi locali. Intanto inizia piovere con insistenza e la fatica comincia a farsi sentire sul serio. Al successivo passaggio sulla salita, la corsa si decide. Binda parte improvvisamente e in poche centinaia di metri fa il vuoto dietro di sé. Gli resiste per un po’ solo Girardengo. In vetta allo strappo sono duecento i metri che dividono i due, ma al principio dell’ultimo giro il distacco è già salito a quasi due minuti. Per Costante è la fine, anche se nel diluvio riesce a mantenere la seconda posizione davanti a Piemontesi. Le due ruote hanno un nuovo re: Alfredo Binda.
Girardengo continua a correre, a lottare contro il tempo che passa e qualche volta riesce ancora a vincere, come nel 1928 a Sanremo e alla Sei giorni di Milano. Ormai però i giochi sono fatti e alla fine, nel 1936, arriva il ritiro, dopo centosei vittorie, nove titoli tricolori e 950.000 km in sella. Venticinque volte il giro del mondo, più o meno.
Costante però è troppo legato al ciclismo per non restare nell’ambiente. Si mette a fabbricare biciclette e diventa CT della Nazionale, portando Gino Bartali a vincere il suo primo Tour de France, nel 1938. Caso più unico che raro, arriva persino a dirigere una squadra in cui corre un certo Bernardini, che di nome si chiama Girardengo proprio in suo onore. Soddisfazioni che coronano una vita dura, ma vissuta con intensità sino all’ultimo giorno. Costante Girardengo muore il 9 febbraio 1978 ad Alessandria.


Danilo Francescano


Danilo Francescani

Fotoalbum Costante Girardengo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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